Liberarsi dalla dipendenza da zucchero

Lo zucchero, spesso chiamato il “veleno bianco”, è un ingrediente onnipresente che ha un impatto significativo sulla nostra salute. Molti lo consumano senza rendersene conto, ma i suoi effetti negativi sono ormai ben documentati. Questo articolo esplora i meccanismi della dipendenza da zucchero, i suoi effetti sulla salute e strategie pratiche per ridurre il consumo, migliorando il benessere generale.

Il meccanismo della dipendenza da zucchero

Quando consumiamo zucchero, il nostro corpo reagisce in modo immediato. Una volta ingerito, provoca un rapido aumento della glicemia, stimolando il pancreas a produrre insulina. Questo ormone aiuta a trasportare il glucosio nelle cellule per produrre energia o immagazzinarlo come grasso. Tuttavia, l’impatto dello zucchero non si limita a questo.

Lo zucchero attiva il sistema di ricompensa nel cervello, rilasciando dopamina, il neurotrasmettitore associato alla sensazione di piacere. Questo meccanismo è simile a quello delle dipendenze da sostanze come droghe o alcol. Col tempo, il cervello si abitua a questi livelli di zucchero, richiedendone quantità sempre maggiori per ottenere lo stesso effetto, creando un circolo vizioso.

Oltre alla dipendenza psicologica, l’assunzione eccessiva di zucchero può portare a resistenza all’insulina, un fattore di rischio per il diabete di tipo 2, l’obesità e malattie cardiovascolari. Secondo i dati epidemiologici, in Italia, circa il 9% della popolazione soffre di insulino-resistenza, una condizione che può evolvere in diabete se non affrontata per tempo.

Gli effetti negativi dello zucchero sulla salute

Lo zucchero non è solo una questione di calorie o aumento di peso.
Il consumo di zucchero ha implicazioni che vanno ben oltre il semplice apporto calorico. È un ingrediente che, se assunto in eccesso, può alterare profondamente il funzionamento del nostro organismo. Gli effetti negativi dello zucchero si manifestano su più fronti: dall’infiammazione cronica, che aumenta il rischio di malattie cardiovascolari e metaboliche, all’alterazione dei livelli ormonali, fino a influenzare negativamente il microbiota intestinale, con conseguenze sulla salute digestiva e immunitaria.

Comprendere l’impatto dello zucchero sul nostro corpo è fondamentale per fare scelte alimentari più consapevoli e migliorare la qualità della vita.
Ecco alcune delle principali conseguenze negative associate a un’elevata assunzione di zuccheri:

  • Infiammazione cronica: il consumo eccessivo di zucchero è strettamente legato all’infiammazione sistemica, un precursore di molte malattie croniche, tra cui malattie cardiache, artrite e cancro.
  • Squilibri ormonali: lo zucchero può alterare i livelli di ormoni come l’insulina e il cortisolo, contribuendo a sbalzi d’umore, ansia e depressione.
  • Microbiota intestinale: una dieta ricca di zuccheri può alterare l’equilibrio dei batteri intestinali, favorendo la proliferazione di microrganismi dannosi come la candida.
  • Picchi glicemici: questi sbalzi rapidi nel livello di zucchero nel sangue possono causare stanchezza, irritabilità e una fame insaziabile, contribuendo a un circolo vizioso di consumo di zucchero.

Indice glicemico e carico glicemico

Per comprendere l’effetto degli alimenti sul livello di zucchero nel sangue, è importante conoscere due concetti.
Capire come gli alimenti influenzano la glicemia è cruciale per gestire l’energia quotidiana e prevenire picchi e cali improvvisi che possono danneggiare il corpo nel lungo termine. Due parametri chiave da considerare in questo contesto sono l’indice glicemico (IG) e il carico glicemico (CG). Questi indicatori non solo descrivono la velocità con cui un alimento aumenta lo zucchero nel sangue, ma forniscono anche una visione più completa del suo impatto, tenendo conto sia della qualità che della quantità dei carboidrati presenti.

Distinguere questi due concetti può aiutare a scegliere cibi che rilasciano energia in modo più graduale e sostenibile:

  • Indice glicemico (IG): misura la velocità con cui un alimento aumenta la glicemia. Gli alimenti ad alto IG causano picchi glicemici più rapidi.

Classificazione dell’Indice Glicemico (IG):

    • Indice Glicemico Basso (0-55): alimenti che provocano un lento e moderato aumento dei livelli di zucchero nel sangue.
    • Indice Glicemico Medio (56-69): alimenti che causano un aumento moderato dei livelli di zucchero nel sangue.
    • Indice Glicemico Alto (70 e oltre): alimenti che provocano un rapido aumento dei livelli di zucchero nel sangue.
  • Carico glicemico (CG): tiene conto non solo dell’indice glicemico, ma anche della quantità di carboidrati contenuti in una porzione di alimento. Un alimento con IG elevato può avere un CG moderato se la porzione è piccola.

Ad esempio, l’anguria ha un alto IG, ma un CG basso perché contiene pochi carboidrati per porzione.

Alternative salutari allo zucchero bianco

Ridurre il consumo di zucchero non significa rinunciare ai dolci. Eliminare o ridurre lo zucchero aggiunto dalla propria dieta non equivale a privarsi del piacere di gustare cibi dolci. Esistono numerose alternative naturali che offrono dolcezza senza compromettere la salute, molte delle quali sono anche ricche di nutrienti benefici.
I dolcificanti naturali elencati di seguito possono essere utilizzati in modo creativo per preparare dessert, bevande e ricette senza ricorrere allo zucchero raffinato, mantenendo il piacere del gusto dolce ma con un impatto ridotto sul metabolismo e sulla glicemia.

  • Stevia: dolcificante naturale privo di calorie e con indice glicemico pari a 0. Ideale per diabetici.
  • Zucchero di cocco: ha un IG di circa 35 e contiene minerali come ferro e zinco. 16 g di zucchero di cocco apportano circa 60 kcal.
  • Zucchero mascobado: zucchero di canna integrale non raffinato, con IG moderato (50-60) e circa 15 kcal per cucchiaino.
  • Sciroppo d’acero: ha un IG di 54 e circa 52 kcal per cucchiaino. È ricco di antiossidanti e minerali.
  • Miele non pastorizzato: con IG variabile (35-55) e circa 64 kcal per cucchiaino, offre benefici antimicrobici.
  • Concentrato di dattero: ha un IG basso (circa 45) e fornisce vitamine e fibre. Una porzione di 15 g contiene circa 40 kcal.

Strategie per ridurre il consumo di zucchero

Rinunciare allo zucchero richiede un approccio graduale.
Eliminare lo zucchero dalla propria alimentazione può sembrare un’impresa ardua, ma un approccio graduale e strutturato rende questo percorso più accessibile e sostenibile. La chiave è fare piccoli passi, modificando gradualmente le abitudini alimentari per evitare la sensazione di privazione e facilitare l’adattamento del corpo a una dieta meno zuccherata.
Strategie come sostituire gli zuccheri raffinati con dolcificanti naturali, aumentare il consumo di fibre e imparare a identificare gli zuccheri nascosti nelle etichette alimentari sono fondamentali per ottenere risultati duraturi e migliorare la salute complessiva.

Ecco alcuni pratici consigli:

  1. Leggi le etichette: identifica zuccheri nascosti come sciroppo di glucosio, destrosio e maltosio.
  2. Scegli alimenti integrali: frutta, verdura e cereali integrali forniscono zuccheri naturali accompagnati da fibre e nutrienti.
  3. Evita bevande zuccherate: sostituiscile con acqua, tisane o acqua aromatizzata con frutta fresca.
  4. Aumenta le fibre: le fibre rallentano l’assorbimento degli zuccheri, mantenendo stabile la glicemia.
  5. Prova il “reset” dallo zucchero: segui un programma detox per ridurre gradualmente la dipendenza.

Il reset dallo zucchero

Abbandonare lo zucchero non è solo una questione di dieta, ma un cambiamento nello stile di vita. Intraprendere un percorso di reset dallo zucchero può aiutare a liberarsi dalla dipendenza e a scoprire il piacere dei sapori autentici. Durante il reset, è fondamentale:

                Eliminare gradualmente zuccheri raffinati e cibi trasformati.

                Sostituire con alternative naturali e alimenti a basso IG.

                Imparare a riconoscere e gestire i segnali del corpo.

Un naturopata può creare un piano personalizzato, guidandoti verso abitudini alimentari sostenibili. I benefici saranno evidenti: più energia, mente più lucida, meno infiammazione e una rinnovata vitalità.

Conclusioni

Lo zucchero aggiunto non è necessario per il nostro benessere. Ridurne il consumo e adottare alternative naturali non solo migliora la salute, ma favorisce anche un rapporto più equilibrato con il cibo.
Ogni piccolo passo, come scegliere alimenti integrali o dolcificanti naturali, può portare a grandi cambiamenti nel lungo termine.
Inizia oggi il tuo percorso verso una vita più sana e consapevole!

Omega-3: essenziali per la salute del corpo e della mente

 

Cosa sono gli Omega-3?

Gli Omega-3 sono acidi grassi polinsaturi essenziali, il che significa che il nostro corpo non può produrli autonomamente. Per questo motivo, devono essere introdotti attraverso la dieta o l’integrazione. Esistono tre tipi principali:

  • ALA (acido alfa-linolenico): si trova in fonti vegetali come semi di lino, chia, noci e olio di canapa.
  • EPA (acido eicosapentaenoico) e DHA (acido docosaesaenoico): presenti principalmente nei pesci grassi e nelle alghe.

Questi nutrienti sono fondamentali per il mantenimento delle membrane cellulari, influenzando direttamente la comunicazione tra le cellule, in particolare nel cervello.

I benefici scientifici degli Omega-3

Gli Omega-3 sono riconosciuti per i loro numerosi benefici scientificamente comprovati. In particolare, gli acidi grassi EPA e DHA giocano un ruolo importante nella salute cardiovascolare, cognitiva e nell’infiammazione.

  1. Salute cardiovascolare: gli Omega-3 sono efficaci nel ridurre i livelli di trigliceridi nel sangue, migliorare l’elasticità delle arterie e prevenire la formazione di placche aterosclerotiche, riducendo così il rischio di malattie cardiache e ictus. Uno studio pubblicato sul Journal of the American Heart Association ha evidenziato che un consumo regolare di EPA e DHA riduce il rischio di eventi cardiovascolari gravi del 20%.
  2. Supporto cognitivo e neurologico: il DHA è essenziale per la salute del cervello e della retina. Bassi livelli di Omega-3 sono stati associati a declino cognitivo, depressione e disturbi dell’umore. L’integrazione di Omega-3 può migliorare la memoria, l’umore e altre funzioni cognitive.
  3. Azione antinfiammatoria: gli Omega-3 sono precursori degli eicosanoidi, molecole che regolano l’infiammazione. Un apporto adeguato di Omega-3 aiuta a bilanciare la risposta infiammatoria, riducendo il rischio di malattie infiammatorie croniche come l’artrite reumatoide e il diabete.

Il rapporto Omega-6/Omega-3

Un aspetto cruciale della dieta moderna è il rapporto tra Omega-6 e Omega-3. Gli Omega-6, presenti in oli vegetali come quello di mais e girasole, tendono a promuovere l’infiammazione, mentre gli Omega-3 la contrastano, contribuendo a bilanciare i processi infiammatori nel corpo.

Storicamente, il rapporto tra Omega-6 e Omega-3 nella dieta umana era di circa 1:1, un equilibrio che favoriva una risposta infiammatoria sana e il mantenimento di buone condizioni di salute. Tuttavia, a causa dell’industrializzazione alimentare e dell’uso massivo di oli vegetali raffinati, questo rapporto è salito a livelli molto più elevati, arrivando a 20:1 o addirittura 30:1 in molte diete moderne. Questo squilibrio contribuisce a un aumento dell’infiammazione cronica, soprattutto quella di basso grado, low grade inflammation, che è alla base di molte malattie degenerative, come malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2, obesità, malattie autoimmuni e persino alcuni tipi di cancro.

Per ripristinare l’equilibrio e favorire una risposta infiammatoria più equilibrata, è fondamentale ridurre i cibi ricchi di Omega-6 e aumentare il consumo di Omega-3, preferibilmente da fonti naturali come pesci grassi, semi di lino e noci. L’obiettivo dovrebbe essere un rapporto più vicino al valore storico di 4:1, o idealmente 1:1, che aiuta a ridurre l’infiammazione e promuove una salute ottimale.

E’ possibile avere un quadro preciso dei 19 principali acidi grassi che costituiscono la membrana delle cellule, attraverso l’analisi lipidomica, estremamente innovativa.
Conoscere i rapporti tra gli acidi grassi ed eventuali squilibri è alla base dell’infiammazione sub-clinica, un’infiammazione latente non diagnosticabile secondo i criteri classici, che sostiene la maggior parte dei fenomeni di degenerazione ed invecchiamento cellulari.

L’analisi lipidomica è utile per la prevenzione del rischio cardiovascolare, dell’infiammazione latente e dell’anti-aging.

Per saperne di più di questo test di prevenzione richiedi informazioni nel modulo contatti

Fonti alimentari di Omega-3

Per ottenere Omega-3 sufficienti, è fondamentale includere nella dieta cibi ricchi di questi nutrienti. Le fonti alimenari possono essere di origine animale o vegetale e tra le migliori di Omega-3 troviamo le seguenti categorie:

  1. Pesci grassi: i pesci grassi sono tra le migliori fonti di EPA e DHA, che sono essenziali per la salute cardiovascolare e cerebrale. I pesci come salmone, sardine, aringhe e sgombro sono ricchi di Omega-3 e anche di altre vitamine e minerali utili per il benessere. Il salmone, ad esempio, è anche una buona fonte di vitamina D, che supporta il sistema immunitario.
  2. Fonti vegetali: per chi segue una dieta vegetariana o vegana, esistono fonti vegetali di Omega-3 che forniscono ALA (acido alfa-linolenico). Sebbene il corpo possa convertire l’ALA in EPA e DHA, la conversione è meno efficiente rispetto all’assunzione diretta di EPA e DHA. Le principali fonti vegetali includono semi di lino, noci, semi di chia e olio di canapa. Questi alimenti sono anche ricchi di fibre, che supportano la digestione e la salute intestinale.
  3. Integratori: quando l’assunzione tramite dieta non è sufficiente, gli integratori di Omega-3 sono una valida alternativa. Gli integratori di olio di pesce sono tra i più comuni e contengono EPA e DHA purificati, ma è fondamentale scegliere prodotti di alta qualità per evitare la presenza di contaminanti. Un’altra opzione sono gli integratori a base di olio di alghe, in particolare dalla microalga Schizochytrium, e rappresentano una scelta ideale per chi segue una dieta vegana, poiché forniscono DHA senza contaminanti provenienti dai pesci.

Consigli per un’integrazione di qualità

Quando non è possibile ottenere abbastanza Omega-3 dalla dieta, gli integratori possono essere un’ottima soluzione. Tuttavia, è importante scegliere prodotti di elevata qualità.
Ecco alcuni consigli per un scegliere un nutraceutico efficace:

  • Verifica la presenza di antiossidanti per proteggere gli Omega-3 dall’ossidazione.
  • Preferisci fonti sostenibili, come l’olio della microalga Schizochytrium, che sono prive di contaminanti.
  • Assicurati che l’integratore contenga una combinazione ottimale di EPA e DHA, per massimizzare i benefici.

Rapporto EPA:DHA: quale scegliere?

Nel contesto degli integratori di Omega-3, il rapporto ideale tra EPA (acido eicosapentaenoico) e DHA (acido docosaesaenoico) dipende dall’obiettivo per cui si assume l’integratore.
Un rapporto di 2:1 (EPA:DHA) è considerato ottimale per favorire effetti antinfiammatori e cardiovascolari, come il miglioramento del profilo lipidico e la riduzione dell’infiammazione sistemica.

Al contrario, un rapporto in cui il DHA prevale sull’EPA (ad esempio 1:2) è spesso indicato per sostenere lo sviluppo cerebrale, la funzione cognitiva e la salute visiva, dato il ruolo chiave del DHA nella struttura delle membrane cellulari del cervello e degli occhi.

Un buon integratore di Omega-3 dovrebbe contenere almeno 500-1000 mg di EPA e DHA combinati per dose giornaliera, con concentrazioni elevate (almeno il 60-70% di Omega-3 per capsula) per garantire una buona biodisponibilità ed efficacia.

L’ideale è scegliere prodotti che esplicitano il rapporto EPA/DHA in etichetta, in modo da adattarlo alle proprie esigenze specifiche.

Cosa distingue un buon integratore di Omega 3?

Quando si sceglie un integratore di Omega-3, è importante evitare prodotti che contengono olio di girasole o altri oli ricchi di acidi grassi omega-6. Questo perché l’olio di girasole, spesso usato come stabilizzante o riempitivo, può risultare controproducente: gli omega-6 hanno un potenziale pro-infiammatorio che contrasta i benefici antinfiammatori degli omega-3, rendendo il prodotto meno efficace.

Inoltre, è fondamentale optare per integratori che includano una buona dose di antiossidanti, essenziali per prevenire l’ossidazione degli omega-3, che ne ridurrebbe l’efficacia e potrebbe generare composti dannosi. Formulazioni arricchite con Coenzima Q10 sono particolarmente indicate, poiché questo potente antiossidante non solo preserva gli omega-3 dall’ossidazione, ma offre anche ulteriori benefici per la salute cardiovascolare ed energetica

Sintomi da carenza di Omega-3

Una carenza di Omega-3 può manifestarsi con diversi sintomi, che vanno dalla pelle secca alla difficoltà di concentrazione. Poiché il corpo non può produrre autonomamente questi acidi grassi, è fondamentale assumerli regolarmente con l’alimentazione e i nutraceutici.
I sintomi di carenza possono includere:

  1. Pelle secca e capelli fragili: gli Omega-3 sono essenziali per mantenere l’idratazione della pelle. La carenza di Omega-3 può causare pelle secca e capelli che si spezzano facilmente.
  2. Stanchezza cronica e difficoltà di concentrazione: gli Omega-3 supportano il sistema nervoso, quindi una carenza può causare stanchezza persistente e difficoltà di concentrazione. L’integrazione di Omega-3 può migliorare la memoria e il benessere mentale.
  3. Dolore articolare e cattiva circolazione sanguigna: poiché gli Omega-3 hanno proprietà anti-infiammatorie, la loro carenza può causare dolore articolare e problemi di circolazione. Un apporto insufficiente di Omega-3 può aumentare l’infiammazione, portando a rigidità e gonfiore nelle articolazioni.

Conclusioni

Gli Omega-3 sono acidi grassi essenziali che supportano numerosi aspetti della salute, dalla prevenzione delle malattie cardiovascolari alla gestione dell’infiammazione cronica.

Integrare nella dieta cibi ricchi di Omega-3, come pesci grassi, semi e noci, o utilizzare integratori di qualità, può fare una grande differenza per il benessere fisico e mentale.
Un corretto bilanciamento tra Omega-6 e Omega-3 è cruciale per mantenere la salute a lungo termine e prevenire malattie croniche e contrastare la low grade inflammation.

Top 15 alimenti antinfiammatori per migliorare la tua salute

L’infiammazione è una risposta naturale del sistema immunitario per proteggere il corpo dagli infortuni e dalle infezioni. Tuttavia, quando l’infiammazione persiste a lungo termine, può contribuire a diverse malattie croniche come le malattie cardiache, il diabete e l’artrite.
Una delle principali cause dell’infiammazione cronica è l’alimentazione. Alimenti ultra-processati, ricchi di zuccheri, grassi saturi e con basso contenuto di fibre possono innescare una risposta infiammatoria nel corpo.

1) CURCUMA

Grazie al suo principio attivo, la curcumina, è uno dei più potenti antinfiammatori naturali. Puoi aggiungere la curcuma ai tuoi piatti per dare un tocco di colore e un sapore unico. È disponibile tutto l’anno.
Numerosi studi hanno dimostrato che la curcumina può essere paragonabile ai farmaci antinfiammatori, ma senza effetti collaterali.

2) PEPE NERO

Il pepe nero aumenta l’assorbimento della curcumina. Usalo in abbinamento alla curcuma nei tuoi piatti. È disponibile tutto l’anno.
Alcune evidenze scientifiche hanno dimostrato che la piperina, il principio attivo del pepe nero, limita le risposte infiammatorie del corpo ed ha anche un’azione analgesica soprattuto a livello articolare.

3) ZENZERO

Conosciuto per le sue proprietà antinfiammatorie e digestive. Puoi usare lo zenzero fresco nelle tue ricette o in infuso. È disponibile tutto l’anno.
Recenti studi hanno evidenziato come i principi attivi dello zenzero, gingeroli e shogaoli, siano efficaci contro i gonfiori e dolori da artrite.

4) OLIO EXTRA VERGINE DI OLIVA

Ricco di antiossidanti e grassi monoinsaturi salutari. Usa l’olio extra vergine di oliva a crudo per condire i tuoi piatti. La raccolta avviene principalmente in autunno.
Questo alimento cardine della dieta mediterranea svolge un’azione antinfiammatoria e preventiva sull’invecchiamento cerebrale.
Inoltre il principio attivo oleocantale ha dimostrato anche efficacia analgesica al pari degli antidolorifici non steroidei.
Ovviamente la qualità dell’olio extra vergine di oliva è determinante per beneficiare di tutte le proprietà di questo alimento.

5) PESCE AZZURRO

Sardine, aringhe, sgombro, acciughe, aguglia: sono pesci azzurri ricchi di omega-3, grassi antinfiammatori. La disponibilità varia a seconda della specie.
E’ consigliabile acquistare pesce proveniente da pesca sostenibile.

6) SEMI DI LINO

Semi oleaginosi ricchi di omega-3. Puoi aggiungere i semi di lino ai tuoi smoothie o alle insalate. Sono disponibili tutto l’anno.

7) VEGETALI DI STAGIONE

Frutta e verdura colorate sono ricche di antiossidanti e fibre. E’ importante seguire la stagionalità e prediligere acquisti a kmO per favorire le economie locali e ridurre quindi anche l’impatto ambientale.

8) FRUTTI DI BOSCO

Mirtilli, more, lamponi sono ricchi di antiossidanti. Sono più saporiti e meno costosi durante l’estate.
I polifenoli dei frutti rossi aiutano a contrastare le infiammazioni gastro-intestinali; ad esempio il duo lamponi e more riducono l’infiammazione dello stomaco.

9) TE VERDE

Questa bevanda è famosa per le sue proprietà antinfiammatorie. Puoi bere il tè verde durante tutto l’anno.
Uno studio ha evidenziato che le catechine del tè verde possono ridurre l’infiammazione e prevenire alcuni danni cellulari, oltre ad avere un’azione anti-age.

10) AVOCADO

Questo frutto è un’ottima fonte di grassi monoinsaturi salutari e vitamina E. La stagione migliore per l’avocado è da febbraio ad aprile e può essere consumato anche a colazione o in un green smoothie.
E’ davvero un super frutto con proprietà antinfiammatorie, antiossidanti e benefico anche per contrastare l’invecchiamento cutaneo.

11) BROCCOLI

Questo tipo di cavolo è ricco di antiossidanti e vitamina C. I broccoli sono disponibili tutto l’anno, ma sono più saporiti durante i mesi freddi.
Gli studi suggeriscono che il sulforafano presente nei broccoli può abbattere le sostanze chimiche infiammatorie.

12) PEPERONI

Ortaggio ricco di vitamina C e capsaicina, che ha proprietà antinfiammatorie. I peperoni sono migliori in estate e all’inizio dell’autunno.
Un’altra molecola presente nei peperoni è la quercetina che ha interessanti effetti antiossidanti ed è efficace sostenere le difese immunitarie in presenza di allergie.

13) NOCI

Semi oleosi fonte di omega-3 e antiossidanti. Le noci sono disponibili tutto l’anno, ma sono più fresche in autunno.
La ricerca ha confermato che le persone che consumano noci regolarmente hanno livelli infiammatori più bassi; questi semi sono anche un valido supporto per l’apparato cardiovascolare.

14) ANANAS

Questo frutto esotico contiene bromelina, che ha proprietà anti-infiammatorie. L’ananas è più dolce e succoso da marzo a luglio.
La bromelina contenuta nella polpa, nella buccia, ma soprattutto nel gambo dell’ananas riduce il dolore e contrasta il gonfiore associati agli stati infiammatori (es. traumi sportivi, contratture etc..).

15) CILIEGIE

Frutta ricca di antiossidanti e con proprietà anti-infiammatorie. Le ciliegie sono migliori nei mesi estivi.
Gli antociani, flavonoidi presenti in questo frutto molto gustoso, aiutano a migliore i sintomi dell’artrosi (degenerazione delle articolazioni).

Conclusioni

Ricorda, una buona dieta anti-infiammatoria non dovrebbe sostituire un trattamento medico, ma può certamente aiutare a ridurre l’infiammazione e migliorare la tua salute generale. Mangia una varietà di alimenti antinfiammatori per garantire un’ampia gamma di nutrienti.
Infine, considera anche di incorporare altre abitudini salutari come l’attività fisica regolare e il riposo adeguato per un approccio completo alla gestione dell’infiammazione.